Antico e Aristocratico Sodalizio Religioso - Diocesi di Andria
L'Arciconfraternita Servi di Maria SS. Addolorata,fondata per Reale Decreto il 15 maggio1832 ed elevata al rango di Arciconfraternita il 14 maggio 1855,ospita nel sontuoso Oratorio appositamente costruito nel 1887 dal confratello Conte Onofrio Spagnoletti-Zeuli dedicato all'Augusta Titolare,la statua della Vergine dei Dolori dono della nobile famiglia Jannuzzi,realizzata nel 1840 in legno policromo intagliato da valenti scultori napoletani rappresentata nel suo composto dolore dalle lacrime sul volto, dal fazzoletto nella mano destra e dallo stocco che trafigge il suo cuore.
Testo a cura dell'Arciconfraternita M.SS.Addolorata
Testo a cura dell'Arciconfraternita M.SS.Addolorata
lunedì 21 aprile 2014
sabato 19 aprile 2014
Santa Pasqua 2014
«”Se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra
predicazione e vana anche la nostra fede” (1Cor 15,14). La risurrezione
costituisce anzitutto la conferma di tutto ciò che Cristo stesso ha fatto e
insegnato» (Catechismo della Chiesa Cattolica, 651).
Tale evento avviene secondo le Scritture, realizza la
speranza del mondo e determina un inizio qualitativamente nuovo della storia. È
inoltre il frutto di un intervento potente di Dio il quale non abbandona la
vita del giusto nella tomba e non permette che il suo santo veda la corruzione,
ma gli indica il sentiero della vita perché possa avere gioia piena nella sua
presenza, dolcezza senza fine alla sua destra (cf. Sal 16,10-11). L’azione di
Dio inaugura un tempo nuovo e un nuovo ordine di cose che pone in crisi il
passato: «Le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove» (2Cor
5,17b).
Nella risurrezione di Gesù ha avuto infatti inizio la
risurrezione escatologica di coloro che appartengono a Cristo perché “aspersi
del suo sangue” e perché “rinati dall’acqua e dallo Spirito”, finché ciò che
avvenuto nel Capo si realizzi pienamente in tutte le sue membra. Gesù del resto
aveva detto: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se
muore vivrà» (Gv 11,25), che vuol dire: «La comunione con Gesù è già ora
risurrezione; dove si è stabilita la comunione con lui, è varcato qui e adesso
il confine della morte…Ovunque l’uomo entri nell’Io del Cristo, egli è già
entrato nello spazio della vita definitiva» (J. Ratzinger).
Ce lo ricorda Sant’Ambrogio il quale nella sua Spiegazione
del Simbolo scrive: «Credi che risorgerà anche la carne! Infatti perché fu
necessario che Cristo s’incarnasse? Perché fu necessario che Cristo salisse
sulla croce? Perché fu necessario che Cristo soggiacesse alla morte, ricevesse
la sepoltura e risorgesse, se non per la tua risurrezione? Tutto questo mistero
è quello della tua risurrezione. Se Cristo non è risorto, la nostra fede è
vana. Ma siccome è risorto, la nostra fede è saldamente fondata». Gli fa eco S.
Agostino: «Ha guarito te dalla morte eterna là dove si è degnato di morire in
senso temporale. Ed è morto, oppure in Lui è morta la morte? Che morte è,
quella che uccide la morte?» (Commento al Vangelo di Giovanni 3,3).
martedì 15 aprile 2014
Il Triduo Pasquale
Il grande e ineffabile sacramento della
passione del Signore
Con grande solennità celebriamo oggi il sacramento grande e
ineffabile della passione del Signore. Esso, per la verità, ci è presente tutti
i giorni, sia all'altare a cui partecipiamo, sia sulla nostra bocca e sulla
nostra fronte; e questo perché, rievocato continuamente anche attraverso i
sensi del corpo, resti sempre presente nel cuore.
(Agostino, Sermone 218/B, 1)
Nel Triduo pasquale del Signore crocifisso, sepolto e
risorto, la Chiesa ritorna annualmente al mistero che l’ha originata e
costantemente la sostiene nel cammino del tempo. Un mistero grande e ineffabile
che, tuttavia, non resta inespresso sulle bocche dei fedeli o confinato nel
semplice ricordo. Nella celebrazione della Chiesa l’evento della salvezza si
attua nell’hodie liturgico: l’inizio intimo della Cena, la dolorosa passione,
la silenziosa sepoltura e la notte gloriosa e luminosa della risurrezione,
tutto torna ripresentarsi in maniera efficace al popolo radunato nella fede e
nella speranza.
Per utilizzare le espressioni di sant’Agostino, la passione
del Signore, passione di dolore e di amore, gloriosa e beata, è celebrata
solennemente nei giorni del Triduo e, tuttavia, è sempre presente alla Chiesa
sposa. Anzi, questo grande mistero si ridona all’uomo bisognoso di salvezza
proprio nelle variegate forme della celebrazione liturgiche. È mistero che,
grazie alla mediazione dei riti e alla partecipazione piena e attiva, corporea
e cordiale dei fedeli, non si allontana mai dall’altare, dalle bocche e dalla
fronte dei cristiani (probabile allusione al segno di croce sulla fronte nei
riti battesimali).
Un mistero, certamente indicibile tanto è straordinario ed
eccedente l’amore di Dio per l’uomo peccatore, e al tempo stesso è un mistero
che continua a donarsi e ad approssimarsi all’uomo ogniqualvolta si accosta
all’altare per celebrare e con i linguaggi della sua umanità rievoca l’evento
di salvezza e ne invoca la grazia. Ciò che si imprime nel corpo, nei sensi,
attraverso i linguaggi, trasforma lo spirito e le coscienze di coloro che
credono.
Questa grande lezione agostiniana si traduce nella sapienza
liturgica della Chiesa che osa “gestire” in modo simbolico la scansione del
tempo, il rapporto veglia-sonno, luce-tenebra, il rapporto con il cibo, la
dinamica tra vedere e non vedere, per ricomprendere se stessa alla luce del
mistero pasquale. La sfida pastorale che il Triduo pone alle comunità cristiane
non consiste soltanto in una celebrazione obbediente alle norme, ma
innanzitutto nel saper cogliere tutta la ricchezza di grazia che scaturisce dalla
liturgia.
Nell’ascolto prolungato della Parola che immette l’assemblea
nell’evento celebrato, nella contemplazione della Croce gloriosa e nella
celebrazione dei sacramenti della rinascita, il Signore Gesù non abbandona la
sua Chiesa; anzi, la stringe a sé, la riempie dei suoi doni e la fortifica per
renderla ancora una volta coraggiosa missionaria della Pasqua.
Fonte -ULN
martedì 8 aprile 2014
Domenica delle Palme
Con la celebrazione della Domenica delle Palme e della Passione del Signore la Chiesa viene introdotta nei riti della Settimana Santa. L’ingresso di Gesù a Gerusalemme, infatti, è simile a un “portale” che immette nel cuore dell’anno liturgico. Sono ancora oggi toccanti le riflessioni proposte da Giovanni Paolo II il 30 marzo del 1980: «Fra la volontà del Padre, che lo ha mandato, e la volontà del Figlio permane una profonda unione piena di amore: un bacio interiore di pace e di redenzione. In questo bacio, in questo abbandono senza limiti, Gesù Cristo, che è di natura divina, spoglia se stesso e assume la condizione di servo, umiliando se stesso (cf. Fil 2,6-8).
E permane in questo abbassamento, in questa spoliazione del suo fulgore esterno, della sua divinità e della sua umanità, piena di grazia e di verità. Egli, Figlio dell’uomo, va, con questo annientamento e spoliazione, verso gli eventi che si compiranno, quando il suo abbassamento, la spoliazione, l’annientamento rivestiranno precise forme esteriori…
Tale è quell’ingresso “interiore” di Gesù in Gerusalemme, che si compie nella sua anima alla soglia della Settimana Santa. Al suo ingresso nella città santa la folla acclama Gesù quale messia che viene a portare a compimento la promessa della benedizione divina. In lui sono benedette tutte le stirpi della terra e tutti i popoli lo dicono beato (cf. Gen 18,18; Sal 72,17). In lui, osannato come il figlio di Davide e benedetto come Messia che viene nel nome del Signore, la benedizione promessa ai padri raggiunge finalmente l’antico popolo dell’alleanza e tutte le genti chiamate alla salvezza.
L’affresco della Cappella degli Scrovegni riesce a esprimere la ricchezza di queste verità salvifiche. Giotto raffigura alla sinistra del riquadro Cristo benedicente, ricoperto di una tunica rossa, colto di profilo, che cavalca un asino dipinto con grande realismo e con un’attenzione eccezionale ai particolari, mentre si appresta a fare il suo ingresso solenne a Gerusalemme di cui si vede soltanto la porta d’accesso tra due possenti ed eleganti torrioni.
Gesù è seguito dai suoi apostoli ed è accolto da una folla festante che stende ai suoi piedi dei mantelli o agita rami di ulivo e palme proclamando: «Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli!» (Lc 19,38). La scena si svolge su uno sfondo azzurro lapislazzuli segnato da alcuni alberelli sui quali nel frattempo si sono arrampicati dei curiosi personaggi intenti a strappare dalle loro fronde alcuni ramoscelli.
Il tutto contribuisce a dare all’affresco il senso di un movimento che ha la sua massima espressione nel procedere di Cristo. Questi, come leggiamo nel vangelo lucano, «mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato tolto dal mondo, si diresse decisamente verso Gerusalemme» (Lc 9,51).
Per questa ragione nella Colletta della liturgia del giorno la Chiesa prega affinché Dio conceda ai credenti di avere sempre presente il grande insegnamento della passione di Cristo per partecipare alla gloria della sua risurrezione. «Corriamo anche noi insieme a Colui che si affretta verso la passione – esorta i credenti Andrea di Creta -, e imitiamo coloro che gli andarono incontro…per stendere in umile prostrazione e in profonda adorazione dinanzi ai suoi piedi le nostre persone».
Fonte Ufficio Liturgico Nazionale
A conclusione della Solenne Giornata Liturgica si terrà l'inaugurazione di una Mostra Fotografica di Mirella Caldarone dal titolo "Voci del Silenzio" Settimana Santa ad Andria
E permane in questo abbassamento, in questa spoliazione del suo fulgore esterno, della sua divinità e della sua umanità, piena di grazia e di verità. Egli, Figlio dell’uomo, va, con questo annientamento e spoliazione, verso gli eventi che si compiranno, quando il suo abbassamento, la spoliazione, l’annientamento rivestiranno precise forme esteriori…
Tale è quell’ingresso “interiore” di Gesù in Gerusalemme, che si compie nella sua anima alla soglia della Settimana Santa. Al suo ingresso nella città santa la folla acclama Gesù quale messia che viene a portare a compimento la promessa della benedizione divina. In lui sono benedette tutte le stirpi della terra e tutti i popoli lo dicono beato (cf. Gen 18,18; Sal 72,17). In lui, osannato come il figlio di Davide e benedetto come Messia che viene nel nome del Signore, la benedizione promessa ai padri raggiunge finalmente l’antico popolo dell’alleanza e tutte le genti chiamate alla salvezza.
L’affresco della Cappella degli Scrovegni riesce a esprimere la ricchezza di queste verità salvifiche. Giotto raffigura alla sinistra del riquadro Cristo benedicente, ricoperto di una tunica rossa, colto di profilo, che cavalca un asino dipinto con grande realismo e con un’attenzione eccezionale ai particolari, mentre si appresta a fare il suo ingresso solenne a Gerusalemme di cui si vede soltanto la porta d’accesso tra due possenti ed eleganti torrioni.
Gesù è seguito dai suoi apostoli ed è accolto da una folla festante che stende ai suoi piedi dei mantelli o agita rami di ulivo e palme proclamando: «Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli!» (Lc 19,38). La scena si svolge su uno sfondo azzurro lapislazzuli segnato da alcuni alberelli sui quali nel frattempo si sono arrampicati dei curiosi personaggi intenti a strappare dalle loro fronde alcuni ramoscelli.
Il tutto contribuisce a dare all’affresco il senso di un movimento che ha la sua massima espressione nel procedere di Cristo. Questi, come leggiamo nel vangelo lucano, «mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato tolto dal mondo, si diresse decisamente verso Gerusalemme» (Lc 9,51).
Per questa ragione nella Colletta della liturgia del giorno la Chiesa prega affinché Dio conceda ai credenti di avere sempre presente il grande insegnamento della passione di Cristo per partecipare alla gloria della sua risurrezione. «Corriamo anche noi insieme a Colui che si affretta verso la passione – esorta i credenti Andrea di Creta -, e imitiamo coloro che gli andarono incontro…per stendere in umile prostrazione e in profonda adorazione dinanzi ai suoi piedi le nostre persone».
Fonte Ufficio Liturgico Nazionale
A conclusione della Solenne Giornata Liturgica si terrà l'inaugurazione di una Mostra Fotografica di Mirella Caldarone dal titolo "Voci del Silenzio" Settimana Santa ad Andria
domenica 6 aprile 2014
La Desolata
Venerdì 11 Aprile 2014,quinta di Quaresima,la pietà popolare celebra la presenza della Vergine ai piedi della Croce.Maria la"Desolata" la Madre della Chiesa,vive la prova suprema della fede,della speranza,del perfetto amore,dell'unione con il Dio Redentore.
L'Arciconfraternita M.SS.Addolorata si onora di invitare,quanti desiderano vivere le seguenti celebrazioni:
ore 18,30 Preghiera del S.Rosario
ore 19,00 S.Messa dell'Assistente Ecclessiastico don Gianni Agresti
a seguire la processione penitenziale della B.V.Addolorata dalla Cappella Arciconfraternale adiacente la Chiesa di S.Francesco d'Assisi alla Chiesa del Purgatorio
L'Arciconfraternita M.SS.Addolorata si onora di invitare,quanti desiderano vivere le seguenti celebrazioni:
ore 18,30 Preghiera del S.Rosario
ore 19,00 S.Messa dell'Assistente Ecclessiastico don Gianni Agresti
a seguire la processione penitenziale della B.V.Addolorata dalla Cappella Arciconfraternale adiacente la Chiesa di S.Francesco d'Assisi alla Chiesa del Purgatorio
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