Stemma Confratermale

Stemma Confratermale
Sito Istituzionale

Antico e Aristocratico Sodalizio Religioso - Diocesi di Andria

L'Arciconfraternita Servi di Maria SS. Addolorata,fondata per Reale Decreto il 15 maggio1832 ed elevata al rango di Arciconfraternita il 14 maggio 1855,ospita nel sontuoso Oratorio appositamente costruito nel 1887 dal confratello Conte Onofrio Spagnoletti-Zeuli dedicato all'Augusta Titolare,la statua della Vergine dei Dolori dono della nobile famiglia Jannuzzi,realizzata nel 1840 in legno policromo intagliato da valenti scultori napoletani rappresentata nel suo composto dolore dalle lacrime sul volto, dal fazzoletto nella mano destra e dallo stocco che trafigge il suo cuore.


Testo a cura dell'Arciconfraternita M.SS.Addolorata



venerdì 30 dicembre 2011

Solennità della Madre di Dio


                                                                         Buon2012
                Arciconfraternita Servi di Maria SS.Addolorata

sabato 17 dicembre 2011

Messaggio Augurale




Il Priore,Conte Tommaso Jannuzzi,
l'Ass.Spirituale Can.don Giannicola Agresti,
il Consiglio di Priorato,
i Confratelli e le Consorelle dell’Arciconfraternita Maria SS. Addolorata formulano a tutti i fedeli affettuosi Auguri per un Santo Natale e Felice Anno Nuovo.

Natale in Terra Santa

giovedì 1 dicembre 2011

L'Immacolata Concezione


"Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle"
"Chi è costei che sorge come l'aurora, bella come la luna, fulgida come il sole, terribile come schiere a vessilli spiegati?".
Mediatrice di grazieNella contemplazione della Vergine Immacolata ci farà da guida la sacra liturgia che non si stanca di chiamarla: bella come la luna, fulgida come il sole.
Anzitutto, guardiamo Maria «bella come la luna». E’ un modo questo per esprimere l'eccelsa bellezza di Lei. Come deve essere bella la Vergine! Quante volte siamo stati colpiti dalla bellezza di un volto angelico, dall'incanto di un sorriso di bambino, dal fascino di uno sguardo puro! E certamente nel volto della propria Madre Iddio ha raccolto tutti gli splendori della sua arte divina...Come splende la luna nel cielo oscuro, così la bellezza di Maria si distingue da tutte le bellezze, che paiono ombre accanto a Lei. Maria è la più bella di tutte le creature...Sul suo volto non si rivela soltanto la bellezza naturale. Nell'anima di Lei Iddio ha riversato la pienezza delle sue ricchezze con un miracolo della sua onnipotenza. Possiamo immaginare che il volto di Gesù, quel volto che gli Angeli adorano, dovesse riprodurre in qualche modo i lineamenti del volto di Maria? Così il volto di ogni figlio rispecchia gli occhi della madre.
Potessimo avere la voce di San Bernardo che non si stancava di lodare, di cantare, di ammirare, di esultare dinanzi al trono della Vergine! Potessimo avere la lingua degli Angeli per poter dire la bellezza, la grandezza della loro Regina! Salvaci, o Maria!
Salvaci, o Maria!

domenica 27 novembre 2011

L'anno liturgico come educazione alla vita buona del Vangelo


“TU, SIGNORE, SEI NOSTRO PADRE” (Isaia 63, 16d)
Dio educa il suo popolo attraverso l’attesa paziente del Regno e la rinascita nel Verbo Incarnato


Una frase del profeta Isaia è il motivo ispiratore del sussidio di Avvento-Natale 2011-2012, che viene offerto dagli Uffici pastorali della Segreteria Generale della CEI in versione on-line. La scelta di dedicare un’attenzione specifica al campo educativo, richiesta dagli Orientamenti Pastorali per il decennio 2010-2020 (Educare alla vita buona del vangelo), si configura qui come riscoperta della paternità di Dio e della figliolanza in Cristo, Verbo Incarnato, termine della storia. Dio è Padre non perché si sostituisce alla creatura umana, non perché la tiene in stato di dipendenza, ma perché promuove la sua crescita e il pieno compimento del suo essere. Il credente, che prende forma dalla promessa di Dio, è dunque capace di attesa, di pazienza, di perseveranza, ha fiducia nella possibilità di ritrovare la strada, di donare speranza, di rinascere anche là dove sembra impossibile. La celebrazione della nascita di Cristo è garanzia di questa possibilità: il Salvatore si fa uomo per recuperare tutto ciò che sembra perduto; si fa bambino perché anche i più piccoli e i più deboli possano essere coinvolti nella crescita verso la piena realizzazione della loro dignità di figli di Dio.
La riscoperta del progetto di Dio, a cui la Liturgia ci chiama nell’Avvento e nel Natale, dispiega la sua forza educativa innanzitutto verso i credenti adulti, chiamati a riscoprire la loro rinascita in Cristo; essi saranno poi autentici formatori anche nei confronti dei giovani e dei bambini. Per questi ultimi, scoprire di essere parte di un progetto più grande, che conduce alla piena manifestazione di Cristo, è fonte di fiducia e incoraggiamento nel loro cammino di formazione.
Il sussidio, offerto in modalità informatica, liberamente accessibile attraverso la rete Internet, vuol essere uno strumento di lavoro a cui attingere a differenti livelli, con libertà e flessibilità. Anche la forma ha una valenza educativa; si auspica che ogni Chiesa particolare e ogni parrocchia possa progettare il proprio percorso pastorale in ogni tempo dell’Anno liturgico. Nessun sussidio può sostituire il silenzio, l’ascolto della Parola, il discernimento e l’obbedienza alla voce dello Spirito.

+ Mariano Crociata
Segretario Generale della CEI

martedì 1 novembre 2011

Commemorazione dei Fedeli Defunti

Il 2 novembre, Commemorazione di tutti i fedeli defunti, in cui ricordiamo non solo le persone
care che ci hanno lasciato e quelle che ci sono passate accanto incrociando il nostro cammino, ma tutti coloro che sono morti nel Signore.


Presso la Cappella Gentilizia
dell'Arciconfraternita S.di M.SS.Addolorata
alle ore 9,00 sarà celebrata una S.Messa
presieduta da don Giannicola Agresti

lunedì 31 ottobre 2011

Solennità di tutti i Santi

Con la Solennità di tutti i Santi, celebriamo tutti coloro che, nella semplicità della loro esistenza, hanno condotto una vita santa e godono la felicità eterna, pur non essendo annoverati nel calendario ufficiale dei Santi.

martedì 25 ottobre 2011

VERBUM DOMINI

  
ESORTAZIONE  APOSTOLICA POSTSINODALE VERBUM DOMINIDEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI


Dall’esperienza all’annuncio:La Parola di Dio tra le parole dell’uomo.

                              Sfogliando la  Verbum Domini


di D.Sebastiano Pinto

punti consigliati:
Lettura ecclesiale della Bibbia: “non crederei al Vangelo se non mi inducesse l’autorità della      Chiesa cattolica”(S.Agostino) “Questa è la conoscenza di Gesù Cristo,da cui hanno origine,come da una fonte,la sicurezza e l’intelligenza di tutta la sacra Scrittura.Perciò è impossibile che uno possa conoscerla,se prima non abbia la fede infusa di Cristo,che è lucerna,porta e anche fondamento di tutta la Scrittura”(S.Bonaventura)
                                                           ***
Il Vangelo di Marco: dall’esperienza della prima comunità alla fede personale in Gesù Messia.”Il fatto probabile è che san Marco presenta una catechesi,un manuale,un manuale per il catecumeno.Il Vangelo di Marco,è,cioè,un Vangelo fatto per quei membri delle primitive comunità che cominciano l’itinerario catecumenale.per Marco si può senz’altro parlare di Vangelo del catecumeno”.
                                                            ***
La pedagogia dialogica dell’annuncio:Gesù e il linguaggio parabolico.
                                                             ***
La vocazione del catechista:”Il catechista si rivolge all’intera personalità di ciascuno,a tutto quanto ciascuno è per natura e per grazia. Si stabilisce così un rapporto da persona a persona,che impegna tutta la vita”(DB131)

                                                              ***
L’annuncio non può prescindere dall’esperienza della fede vissuta in una comunità,in una Chiesa concreta.
                                                               ***
La santità come proposta di vita autentica.

Riflessioni:
Gesù “crea” i suoi discepoli perché stiano con lui e per mandarli a predicare(Mc 3,14):ho ben chiara la consapevolezza che senza la vita contemplativa anche quella attiva rischia di non centrarsi su Gesù Cristo?

“Non si può sempre supporre la fede in chi ascolta. Occorre ridestarla in coloro nei quali è spenta,rinvigorirla in coloro che vivono nell’indifferenza,farla scoprire con impegno personale alle nuove generazioni e continuamente rinnovarla in quelli che la professano senza sufficiente convinzione o la espongono a grave pericolo”.(Documento base per la catechesi n.25)

Quale volto di Chiesa porto nel mio cuore e quale traspare dal mio annuncio?







sabato 8 ottobre 2011

Ottobre il Mese del Santo Rosario

“Il mese di ottobre è dedicato al santo Rosario, singolare preghiera contemplativa con la quale, guidati dalla celeste Madre del Signore, fissiamo lo sguardo sul volto del Redentore, per essere conformati al suo mistero di gioia, di luce, di dolore e di gloria. Questa antica preghiera sta conoscendo una provvidenziale rifioritura, grazie anche all’esempio e all’insegnamento dell’amato Papa Giovanni Paolo II.”

domenica 11 settembre 2011

Preghiera al Nome Santo di Maria.

Onomastico della Madonna - 12  Settembre
O adorabile Trinità, per l'amore con cui scegliesti ed eternamente Ti compiacesti del Santissimo Nome di Maria, per il potere che gli desti, per le grazie che riservasti ai suoi devoti, fa' che esso sia anche per me fonte di grazia e di felicità.
Ave Maria....
Benedetto sempre sia, il Santo Nome di Maria. Lodato, onorato e invocato sempre sia, l'amabile e potente Nome di Maria. O Santo, soave e potente Nome di Maria, possa sempre invocarti durante la vita e nell'agonia.
O amabile Gesù, per l'amore con cui pronunziasti tante volte il Nome della tua cara Madre e per la consolazione che a Lei procuravi nel chiamarla per nome, raccomanda alle sue speciali cure questo povero tuo e suo servo.
Ave Maria.... Benedetto sempre...
O Angeli Santi, per la gioia che vi procurò la rivelazione dei Nome della vostra Regina, per le lodi con cui lo celebraste, svelatene anche a me tutta la bellezza, la potenza e la dolcezza e fate che io lo invochi in ogni mio bisogno e specialmente in punto di morte.
Ave Maria.... Benedetto sempre...
O cara Sant'Anna, buona mamma della Madre mia, per la gioia da te provata nel pronunciare tante volte con devoto rispetto il Nome della tua piccola Maria o nel parlarne con il tuo buon Gioacchino, fa' che il dolce nome di Maria sia continuamente anche sulle mie labbra.
Ave Maria....Benedetto sempre...
E Tu, o dolcissima Maria, per il favore che Dio Ti fece nel donarti Egli stesso il Nome, come a sua diletta Figlia; per l'amore che Tu sempre ad esso mostrasti concedendo grandi grazie ai suoi devoti, concedi anche a me di rispettare, amare ed invocare questo soavissimo Nome. Fa' che esso sia il mio respiro, il mio riposo, il mio cibo, la mia difesa, il mio rifugio, il mio scudo, il mio canto, la mia musica, la mia preghiera, il mio pianto, il mio tutto, con quello di Gesù, affinché dopo essere stato pace del mio cuore e dolcezza delle mie labbra durante la vita, sia la mia gioia in Cielo. Amen.
Ave Maria.... Benedetto sempre


domenica 21 agosto 2011

La Serenità di un raggio di sole

"Un raggio di sole è sufficiente per spazzare via molte ombre " S. Francesco d'Assisi

mercoledì 29 giugno 2011

Il Consiglio di Priorato Vi Augura Buone Vacanze

Nel cuore dell'estate l'occasione straordinaria di una sosta di ascolto e di preghiera alla scuola di Maria Addolorata

sabato 25 giugno 2011

Solennità del Corpus Domiini

Io sono il pane vivo, disceso dal cielo.
Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno
e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo. Gv.6,51

mercoledì 15 giugno 2011

SS.Trinità

BARTOLOMEO LITTERINI - La SS Trinità, l’Addolorata e S Giovanni di Martha - 1708. Olio su tela, Venezia chiesa della Madonna dell’Orto.
La pala fu commissionata dal pubblico negoziante Francesco Petrelli, benefattore della chiesa veneziana di S.Marziale dove originariamente l’opera era collocata, sul primo altare di sinistra. Ora essa si trova nella chiesa della Madonna dell’Orto, sopra l’altare della cappella Vendramin, ricco di marmi pregiati, a sostituire un S.Francesco d’Assisi scomparso nell’Ottocento. La Trinità appare, in tutta la sua drammaticità barocca, alla Vergine addolorata e a S.Giovanni di Martha, fondatore dei Trinitari, benemerito per il riscatto degli schiavi.

sabato 4 giugno 2011

Solennità dell'Ascensione

La festività dell'Ascensione è molto antica e viene attestata a partire dal IV secolo: Agostino la descrive come solennità diffusa già al suo tempo.
Negli scritti di Giovanni Crisostomo e Gregorio di Nissa l'Ascensione è talora citata; il Simbolo niceno-costantinopolitano ricorda tale episodio della vita di Gesù. Nel testo Peregrinatio Aetheriae si parla della vigilia e della festa dell'Ascensione celebrata nella grotta di Betlemme, dove secondo la tradizione Gesù sarebbe nato
Durante il Concilio di Elvira (ca. 300-313) fu discussa la data in cui celebrare l'Ascensione, e fu deciso che non andasse commemorata né nel giorno di Pasqua, né in quello di Pentecoste. Poiché infatti secondo il racconto degli Atti degli Apostoli, l'ascensione di Gesù è avvenuta 40 giorni dopo la Pasqua, ogni anno i cristiani celebrano la festività dell'Ascensione generalmente in tale data. Poiché la Pasqua è una festa mobile, nel senso che la sua data varia di anno in anno, di conseguenza anche la data della festività dell'Ascensione varia.
I cristiani credono che avendo preservato anche il corpo, Gesù abbia "dimostrato" la sua natura sia umana che divina.

mercoledì 4 maggio 2011

Preghiera alla Vergine

di mons.Antonio Tucci

O Vergine Maria,raccolti in preghiera,vogliamo dirTi tutto il nostro affetto e tutta la nostra devozione.Tu,splendido capolavoro del Creatore e profumato fiore sbocciato sull'arida terra del peccato,sei soave annuncio di salvezza.In Te  si è incarnato il Verbo di Dio,Nostro Salvatore,che riporta l'umanità del suo sublime destino:la casa del Padre.Tu sei la nostra speranza e la nostra gioia perchè Gesù ci ha affidati a Te per sempre.in un mondo confuso e disordinato,sarai Tu l'unico modello della  nostra vita:a Te ispireremo la nostre scelte,i nostri desideri e i nostri pensieri.AlleTue mani amorose affidiamo le nostre anime ed i nostri corpi. A te affidiamol'umanità intera:l'anelito dei popoli verso la giustizia,verso la libertà e verso la pace;le speranze dei bambini innocenti che crescono nel giardinpo della vita;i sogni puri dei giovani che salgono nell'attesa di un domani migliore;il fardello degli adulti investiti di responsabilità sociali e familiari;le lacrime nostalgiche di quanti soffrono,sono soli e mancano di speranza.per ogni uomo sii Tu,o Vergine,un sollievo un sorriso,una primavera di speranza,o nostra dolce Madre delle rose.Amen

sabato 23 aprile 2011

Pasqua di Resurrezione

Questo è il giorno fatto dal Signore, rallegriamoci ed esultiamo in esso" (Sal 118, 24). E’ il giorno della Resurrezione di Cristo dai morti, che i Padri della Chiesa hanno esaltato con straordinarie espressioni poetiche. Oggi è sorta la luce del mondo, oggi è apparso il grande Giorno, Cristo, che inaugura "il giorno che non conosce tramonto". Siamo nel cuore della fede e della vita della Chiesa. Il Risorto apre il passaggio (transitus, lo definisce Agostino, recuperando la corretta etimologia dell’ebraico "pasqua") dalla morte alla vita, "da questo mondo al Padre". (Gv 13, 1) Di questo passaggio, ancor più straordinario della pasqua storica del popolo di Israele, beneficiano tutti i battezzati: coloro che credono in Cristo, muoiono al peccato nelle acque battesimali e risorgono a vita nuova in forza dell’azione dello Spirito Santo. La creazione stessa partecipa alla nascita dell’uomo nuovo; essa stessa attende il suo destino ultimo, che non sarà quello di una distruzione totale, ma la sua trasfigurazione.

giovedì 21 aprile 2011

Venerdì Santo - Adorazione della Croce


              Ecce lignum Crucis, in quo salus mundi pependit. Omnes R. Venite, adoremus

mercoledì 20 aprile 2011

Giovedì Santo

Triduo Pasquale

La Messa Crismale o Messa del Crisma è la Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo in Cattedrale il mattino del Giovedì Santo.
In tale mattinata non viene celebrata alcun'altra Messa in nessuna Parrocchia o Chiesa.
Vi partecipano tutti i presbiteri della Diocesi, e vi sono invitati tutti i fedeli. Questa Messa vuole significare l'unità della Chiesa locale raccolta intorno al proprio Vescovo.
In tale Messa vengono consacrati gli Oli Santi: il Crisma, l'Olio dei Catecumeni e l'Olio degli Infermi.
Nella messa del crisma tutti i presbiteri rinnovano le promesse fatte nel giorno della loro Ordinazione

sabato 16 aprile 2011

DOMENICA DELLE PALME 2011

                                              MISSALE  ROMANUM VETUS  ORDO
                            LETTURE: Is 50,4-7; Sal 21; Fil 2,6-11; Mt 26,14-27,66
 

Cristo va incontro alla morte con libertà di figlio
Tutto l’impegno quaresimale di penitenza e di conversione in questa domenica viene focalizzato attorno al momento cruciale del mistero di Cristo e della vita cristiana: la croce come obbedienza al Padre e solidarietà con gli uomini, la sofferenza del Servo del Signore (cf prima lettura) inseparabilmente congiunta alla gloria (seconda lettura). La strada che Gesù intraprende per salvare (= per regnare) si pone in contrasto con ogni più ragionevole attesa perché egli sceglie non la forza e la ricchezza, ma la debolezza e la povertà. Il compendio della celebrazione odierna è offerto già nella monizione che introduce la processione delle Palme: «Questa assemblea liturgica è preludio alla Pasqua del Signore... Gesù entra in Gerusalemme per dare compimento al mistero della sua morte e risurrezione... Chiediamo la grazia di seguirlo fino alla croce per essere partecipi della sua risurrezione».

Il  mistero della croce
Vertice della liturgia della Parola è la lettura della Passione: è a questo centro che occorre volgere l’attenzione, più che alla processione delle palme. I ramoscelli d’olivo non sono un talismano contro possibili disgrazie; al contrario, sono il segno di un popolo che acclama al suo Re e lo riconosce come Signore che salva e che libera. Ma la sua regalità si manifesterà in modo sconcertante sulla croce. Proprio in questo misterioso scandalo di umiliazione, di sofferenza, di abbandono totale si compie il disegno salvifico di Dio. Nell’impatto con la croce la fede vacilla: il peso di una forca schiaccia il Giusto per eccellenza e sembra dar ragione alla potenza dell’ingiustizia, della violenza e della malvagità. Sale inquietante la domanda del
«perché» di questo cumulo insopportabile di sofferenza e di dolore che investe Gesù, il Crocifisso, e con lui tutti i crocifissi della storia. Sulla croce muoiono tutte le false immagini di Dio che la mente umana ha partorito e che noi, forse, continuiamo inconsciamente ad alimentare. Dov’è l’onnipotenza di Dio, la sua perfezione, la sua giustizia? Perché Dio non interviene in certe situazioni intollerabili?


« Portò il peso dei nostri peccati »  

Solo la fede è capace di leggere l’onnipotenza di Dio nell’impotenza di una croce. E’ l’impotenza dell’Amore. Gesù ha talmente amato il Padre («
obbediente fino alla morte e alla morte di croce»: seconda lettura) da accogliere liberamente il suo progetto «per noi uomini e per la nostra salvezza». Gesù non muore perché lo uccidono, ma perché egli stesso «si consegna» (cf Gal 2,20) con libertà sovrana, per amore. Questo amore supremo che egli dona perdendo se stesso e diventando solidale con tutte le umiliazioni, i dolori, i rifiuti patiti dall’uomo, dà la misura dell’annientamento (cf seconda lettura) di Gesù e manifesta il
rovesciamento delle situazioni umane: la vera grandezza dell’uomo non sta nel potere, nella ricchezza, nella considerazione sociale, ma nell’amore che condivide, che è solidale, che è vicino ai fratelli, che si fa servizio. Dio vince il dolore e la morte non togliendoli dal cammino dell’uomo, ma assumendoli in sé. Il Dio giusto si sottrae ai nostri schemi di giustizia, che reclamerebbero la vendetta immediata sui cattivi e sugli accusatori dell’Innocente: la sua giustizia si rivela perdonando e togliendo all’omicida anche il peso del proprio peccato. Il vinto che perdona il vincitore lo libera dalla sua aggressività mortale mostrandogli come l’amore vinca l’odio.

Dio regna dal legnodi vita e di trionfo.
In questa domenica di Passione, la Croce è al centro della contemplazione della comunità cristiana che in essa legge il progetto misterioso di Dio e adora la regalità di Cristo. Una regalità che rinuncia a schemi di potenza umana, che indica per quali Nel legno della croce le prime generazioni cristiane hanno saputo scorgere il segno della regalità di Cristo.
Gli evangelisti non hanno bisogno di attendere la risurrezione di Gesù per proclamare l’inizio del mondo nuovo. Già la croce è carica di novità, è l’inizio di un nuovo ordine di cose. Anche se tutto è apparentemente finito e le forze del male sembrano avere prevalso su Gesù, i segni che ne accompagnano la morte (cf Mc 15,37-39; Mt 27,51) lasciano filtrare la novità: il velo del tempio si squarcia indicando che l’antico tempio con i suoi ordinamenti e le sue attese è finito. Il Tempio nuovo è il corpo di Cristo che Dio ricostruirà con la risurrezione; e il primo ad entrare in questo Tempio sarà un pagano, il centurione, per la sua professione di fede (Mc 15,38; Mt 27,54). Nell’annientamento del Figlio di Dio nasce una nuova umanità. Il mistero della morte diventa mistero strade umanamente illogiche passi la
«gloria», che diventa misura di confronto e di verifica net servizio dei fratelli

mercoledì 13 aprile 2011

Venerdì di Passione,memoria liturgica della Beata Vergine Desolata

Tutta la vita di Maria, la Madre del Signore, può essere racchiusa in un <<sì>>  incondizionato e gratuito a Dio e alla sua volontà. Due brani evangelici ci aiutano a penetrare in maniera profonda  in questa dimensione mariana: l’annunciazione (Lc 1, 26-38) e il dialogo giovanneo tra Cristo e Maria a piedi della croce (Gv 19,27).
Al momento dell’Annunciazione dell’Angelo Maria, con il suo <<Eccomi!>>,  concepisce Gesù dando inizio alla “nuova era della storia, che sarebbe stata poi sancita nella Pasqua come nuova ed eterna alleanza” (Benedetto XVI); e proprio nell’ora della Pasqua definitiva Maria ripete il suo <<Eccomi!>> accogliendo simbolicamente la Chiesa nelle Parole che suo figlio le rivolge dalla croce:<< Donne, ecco tuo figlio>>.
Cosi, se “nell'Annunciazione, Maria dona nel suo seno la natura umana al Figlio di Dio; ai piedi della Croce, in Giovanni, accoglie nel suo cuore l'umanità intera”, ricevendo quasi una “seconda annunciazione” (Giovanni Paolo II).
Da quel giorno ogni cristiano può sentirsi tra le braccia di Maria, cosi come prega il prefazio della Messa di Maria Vergine presso la Croce del Signore(I): << In lei – in Maria- si attua il mistero della Madre Sion, che in un unico abbraccio accoglie tutti gli uomini, riuniti in virtù del sangue di Cristo>>.
Per questo invochiamo Maria quale Madre della Chiesa e madre di ogni uomo, cosi come il Petrarca l’aveva invocata a conclusione del suo Canzoniere: <<Vergine, que' belli occhi /che vider tristi la spietata stampa / ne' dolci membri del tuo caro figlio, / volgi al mio dubio stato, / che sconsigliato a te vèn per consiglio>>.
Michele Carretta
Staff-Ufficio Liturgico Diocesano

lunedì 4 aprile 2011

Via Matris VII Dolore

                                        
             Maria affida il Corpo di Gesù al Sepolcro
Maria,aveva accompagnato maternamente il Suo figlio fino al sacrificio supremo sempre con la segreta speranza che qualcosa certamente avrebbe fermato quel tragico ed assurdo decorso degli eventi. Ora che tutto è compiuto,deve affidare al sepolcro il corpo del Suo Gesù dopo averlo amorosamente ripulito e composto nella sindone. E’il momento dell’eclissi della speranza.E’ il momento del distacco definitivo che prova ogni persona chiamata a vivere tale gesto di dolorosa e penosa compassione:abbandonare al sepolcro il proprio caro. Fino a quel momento,una segreta illusione sembra suggerire che la morte,come ogni esperienza umana,un fatto passeggero. Solo lì, inchiodati davanti al sepolcro,l’evento appare in tutta la sua cruda realtà:tutto è finito,solo le lacrime possono esprimere l’umana impotenza di fronte alla voracità spietata della morte. Ora Maria deve consegnare alle gelide pietre del sepolcro quel Figlio dono e mistero del Padre. Ora c’e solo da aspettare che passi la notte del buio e dello smarrimento ed inizia l’interminabile attesa del terzo giorno. Ancora,nella tempesta del dolore,Le balenano in mente e Le martellano il cuore la parole di Gesù:”in verità in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore,rimane solo,se invece muore produce molto frutto”(GV 12,24).Gesù è il chicco di grano che muore. Dal chicco di grano morto comincia la grande moltiplicazione del pane che dura fino alla fine del mondo:Egli è il pane di vita capace di sfamare in misura sovrabbondante l’umanità assetata di luce,speranza e felicità,e che ogni giorno,invece,assapora l’amarezza della malattia,della sofferenza innocente e della morte. Maria,Madre della speranza,sia la tua materna tenerezza accanto a tutte le mamme chiamate a condividere con Te il momento del definitivo distacco da un figlio,strappato al sogno della vita dalla violenza,dagli incidenti stradali,o da mali incurabili e versa nel loro cuore il germe consolatore della speranza che le aiuti,nel buio del momento presente,ad attendere,con sereno abbandono alla divina volontà,l’alba luminosa della Resurrezione e della gioia senza tramonto nella casa del Padre.


Meditazione di Mons. Antonio Tucci- Comm.O.E.S.S.G.

Via Matris VI Dolore

                                                       Gesù Deposto dalla Croce

Il vangelo di Giovanni annota che sotto la croce di Gesù  è presente la Madre,  altre due donne e l’anonimo “discepolo amato”. Sono questi i testimoni oculari degli ultimi attimi della vita del Signore. Soprattutto Maria raccoglie in eredità dal Figlio morente, la missione ad essere Madre del “discepolo amato”, cioè Madre della nuova comunità, che nasce proprio da quella sua morte.
Poi avviene tutto com’è normale che sia: Gesù muore. Gli eventi d’ora in poi si svolgono come da copione: quel cadavere non può dare spettacolo di sé proprio durante la Parasceve della Pasqua. Dalla vista dei pellegrini, che affollano Gerusalemme per la festa, deve essere tolto quanto prima l’obbrobrio di quella esecuzione.  Non resta  che staccarlo da quel legno maledetto e frettolosamente seppellirlo nel “giardino”, che si trova vicino al luogo dove era stato crocifisso, vicino a quel costone di roccia dal lugubre nome di “cranio”. A questo gesto estremo di compassione ci pensano altri due  discepoli di Gesù, Giuseppe D’Arimatea e Nicodemo.
Il vangelo si fa silenzioso nel descrivere questi passaggi, che avranno plausibilmente avuto un tono di estrema discrezione.
Anche ora c’è Maria che, come ultimo gesto di affetto materno, prima di deporre il suo Figlio, “come un chicco di grano” nel grembo della terra,  lo stringe a sé; lo raccoglie tutto intero nel suo grembo, così come lo aveva raccolto al momento della sua nascita; e  così come lo aveva cullato quando era ancora bambino per affidarlo al sogno, ora, ancora una volta lo culla prima di affidarlo al grembo della morte. Vengono in mente le icone, le immagini, le sculture di tanti artisti hanno tentato di fermare quest’attimo di indicibile dolore e di serena pietà della Vergine Madre. Pensiamo in modo particolare alla cosiddetta “Pietà di Michelangelo” conservata nella navata destra della Basilica di San Pietro a Roma: Maria sembra una donna imponente, ma ha il viso di una madre ancor giovane, chino lievemente sul corpo esanime di Gesù, con le braccia aperte verso di noi che la guardiamo, ad indicarci il “frutto del suo grembo”, che si è consumato per noi e per l’umanità intera. Da quel grembo ancora ce lo dona. Quel grembo che  raccoglie tutto intero il corpo del suo Figlio, adulto-bambino; quel  grembo che appare immenso, infinito, pare voler  raccogliere nella pietà e nell’amore tutti i “figli dell’uomo” uccisi per l’odio, per la violenza, per l’ingiustizia, per l’intolleranza, per la povertà, per il rifiuto e per qualsiasi abuso. Maria già in questo momento assume pienamente la missione che il Figlio prima di morire le ha affidato: “ Donna, ecco il tuo figlio!”. Ella è davvero la nostra madre che ancora partorisce l’ umanità nel dolore e nell’ amore.
Poi le mani di Maria, insieme a quelle delle altre donne, a quelle del “discepolo amato”, alle mani di Giuseppe di Arimatea e di Nicodemo, ungono con dolcezza quel corpo martoriato con gli oli aromatici:  “una mistura di mirra e di aloe di circa cento libbre”, una quantità davvero eccedente per quel esile corpo! Eppure in quella eccedenza, per Maria,  e per tutti noi, si nasconde una segreta “speranza”, quella che il “chicco di grano caduto in terra” possa far rinascere nuova vita. E allora  il dolore della Madre,  e il dolore dell’umanità,  si tramuterà in danza di gioia e di vittoria pasquale.

Meditazione di Don Sabino Lambo-Direttore Ufficio Liturgico Diocesano

Via Matris V Dolore

La Madre di Gesù ai piedi della Croce

Sul Calvario s'era fatto il silenzio quasi assoluto.
Ai piedi della Croce c'era anche la Madre. Eccola. In piedi. E' l'amore solo che la sorregge. Ogni conforto è assolutamente inutile. E' sola nel suo inenarrabile dolore. Eccola: è immobile: vera statua del dolore scolpita dalla mano di Dio. Ora Maria vive per Gesù e in Gesù. Nessuna creatura s'è mai avvicinata al divino come Lei, nessuna sa soffrire divinamente come Lei. Dolore sconcertante, più che umano, che passa tutte le misure. I suoi occhi ardenti contemplano la tremenda visione. Vede tutto. Vuol vedere tutto. Ne ha diritto: è Sua Madre. E' suo. Lo riconosce bene. Ne hanno fatto scempio, ma lo riconosce. Quale madre non riconoscerebbe il proprio figlio anche quando fosse sformato dalle percosse o sfigurato da un colpo inaspettato delle forze cieche?
E' suo e Le appartiene. Gli è sempre stata vicina nei tempi della sua fanciullezza e della sua adolescenza, come negli anni della virilità finché ha potuto…..
E' un miracolo se non cade a terra. Ma il  miracolo più grande è quello del suo amore che La sostiene, che La tiene lì in piedi finché Lui non sarà morto. Finché Lui vive, Lei non potrà morire!
Sì, Signore , voglio restare qui accanto a Te e alla Madre Tua. Questo grande dolore che Vi unisce sul Calvario è il mio dolore perché è tutto per me. Per me, gran Dio! 
   Meditazione di Eugenio Bernardi,  La passione di Gesù

sabato 2 aprile 2011

Via Matris IV Dolore

Gesù incontra Sua Madre
Gesù si è appena rialzato dalla sua prima caduta, quando incontra la
 sua Santissima Madre, al bordi della strada che stava percorrendo. Maria guarda Gesù con immenso amore, e Gesù guarda sua Madre; i loro occhi si incontrano, ciascuno dei due cuori versa nell'altro il proprio dolore. L'anima di Maria è sommersa in amarezza, nell'amarezza di Gesù.  Voi tutti che passate per la via. considerate e osservate se c'è un dolore simile al mio dolore! (Lam 1, 12). Ma nessuno se ne accorge, nessuno lo nota; soltanto Gesù. Si è compiuta la profezia di Simeone: Una spada ti trafiggerà l'anima (Lc 2, 35). Nella buia solitudine della Passione, la Madonna offre a suo Figlio un balsamo di tenerezza, di unione, di fedeltà; un “si” alla volontà divina. Dando la mano a Maria, anche tu e io vogliamo consolare Gesù. accettando sempre e in tutto la Volontà di suo Padre, di nostro Padre. Soltanto così gusteremo la dolcezza della Croce di Cristo, e la abbracceremo con la forza dell'Amore, portandola in trionfo per tutti i cammini della terra.
Meditazione di S. Josmaria Escrivà de Balaguer

domenica 27 marzo 2011

Via Matris III Dolore

                                  Ritrovamento di Gesù a Geerusalemme

Maria, per molti anni, rimase nell'intimità col mistero del suo Figlio, e avanzava nel suo itinerario di fede, man mano che Gesù "cresceva in sapienza... e grazia davanti a Dio e agli uomini" (Lc2,52). Sempre di più si manifestava agli occhi degli uomini la predilezione che Dio aveva per lui. La prima tra queste creature umane ammesse alla scoperta di Cristo era Maria, che con Giuseppe viveva nella stessa casa a Nazareth. Tuttavia, quando, dopo il ritrovamento nel tempio, alla domanda della madre: "Perché ci hai fatto così?", il dodicenne Gesù rispose: "Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?", l'evangelista aggiunge: "Ma essi (Giuseppe e Maria) non compresero le sue parole" (Lc2,48). Dunque, Gesù aveva la consapevolezza che "solo il Padre conosce il Figlio" (Mt11,27), tanto che persino colei, alla quale era stato rivelato più a fondo il mistero della filiazione divina, la madre, viveva nell'intimità con questo mistero solo mediante la fede! Trovandosi a fianco del Figlio, sotto lo stesso tetto e "serbando fedelmente la sua unione col Figlio", ella "avanzava nella peregrinazione della fede", come sottolinea il Concilio. E così fu anche durante la vita pubblica di Cristo (Mc 3,21) onde di giorno in giorno si adempiva in lei la benedizione pronunciata da Elisabetta nella visitazione: "Beata colei che ha creduto".

Giovanni Paolo II, Redemptoris Mater 17

sabato 19 marzo 2011

Via Matris II Dolore

Maria fugge in Egitto con Gesù e Giuseppe

I Magi erano appena partiti da Betlemme, quando un angelo del Signore apparve in sogno a
Giuseppe e gli disse: alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta
là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo (Mt 2, 13). In
un istante la gioia della Madonna per la visita di quei personaggi, che avevano riconosciuto
in suo Figlio il Messia, si mutò in dolore e angoscia. Era ben nota la crudeltà del vecchio re
di Palestina, sempre timoroso che qualcuno gli portasse via il trono; per questo aveva fatto
uccidere diversi suoi figli e altre persone che potevano fargli ombra, come risulta da varie
fonti storiche. Il pericolo, dunque, era grande; ma Dio aveva progetti di salvezza che non
potevano non compiersi per l’ambizione e l’iniquità di un tiranno. Tuttavia il Signore non
opera miracoli clamorosi: si affida alla risposta delle sue creature fedeli. Perciò i Magi,
avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro
paese (Mt 2, 12).
Aiutaci, Signore Dio nostro, a confidare in te, come la Vergine Maria, anche quando la cattiveria altrui sembra spegnere in noi ogni desiderio di bene. 
Anche Giuseppe si comportò con straordinaria docilità. Appena ricevette l’avvertimento
divino, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto (Mt 2,
14). Cominciava la prima delle persecuzioni che Gesù avrebbe subito sulla terra.
Per intercessione della Vergine Maria e sull’esempio di San Giuseppe rendici o Signore docili alla tua volontà anche quando questa ci chiede di rivedere i nostri progetti.
La tradizione immagina – ed è logico che così fosse – che Maria, con il Bambino fra le
braccia, cavalcasse un asino, tenuto per la cavezza da Giuseppe. Ma la fantasia degli scritti
apocrifi ha fatto fiorire numerose leggende su questo episodio. La verità è che si trattò di una fuga in piena regola, durante la quale alle sofferenze fisiche si univa il timore di essere raggiunti da
un momento all’altro da qualche plotone di soldati. Soltanto quando arrivarono alla frontiera della Palestina con l’Egitto, si sentirono più tranquilli.
Frattanto nel piccolo villaggio di Betlemme si consumava il massacro di un gruppo di
bambini al di sotto dei due anni, strappati dalle braccia delle madri. Allora si adempì
annota san Matteo – quel che era stato detto per mezzo del profeta Geremia: “Un grido è
stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande; Rachele piange i suoi figli e non vuole
essere consolata, perché non sono più” (Mt 2, 18).
“Lungi, lungi da noi- scrive S.Agostino- pensare che, venendo a liberare gli uomini, Cristo non si sia preoccupato di ricompensare quelli che sarebbero morti per Lui, che, appeso alla Croce, pregò anche per i suoi uccisori”.
Secondo i calcoli più comuni, stettero in Egitto almeno un anno, fino a quando di nuovo un
angelo annunciò a Giuseppe che poteva ritornare in Palestina.
Furono mesi di lavoro nascosto e di sofferenza silenziosa, con la nostalgia della casa
abbandonata, ma nello stesso tempo con la gioia di veder crescere Gesù sano e forte, lontano
dal pericolo in agguato. Attorno a loro potevano notare molta idolatria, però Maria sapeva che anche per quella gente Cristo era venuto nel mondo, anch’essi destinatari della Redenzione.
E la Madonna li abbracciava nel suo cuore materno.
Vergine Santa ti preghiamo, aiutaci ad avere un cuore grande e generoso come il tuo, capace di accogliere e amare i nostri fratelli, Amen.

Meditazione di Don Gianni Massaro   Vicario Generale