Stemma Confratermale

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Sito Istituzionale

Antico e Aristocratico Sodalizio Religioso - Diocesi di Andria

L'Arciconfraternita Servi di Maria SS. Addolorata,fondata per Reale Decreto il 15 maggio1832 ed elevata al rango di Arciconfraternita il 14 maggio 1855,ospita nel sontuoso Oratorio appositamente costruito nel 1887 dal confratello Conte Onofrio Spagnoletti-Zeuli dedicato all'Augusta Titolare,la statua della Vergine dei Dolori dono della nobile famiglia Jannuzzi,realizzata nel 1840 in legno policromo intagliato da valenti scultori napoletani rappresentata nel suo composto dolore dalle lacrime sul volto, dal fazzoletto nella mano destra e dallo stocco che trafigge il suo cuore.


Testo a cura dell'Arciconfraternita M.SS.Addolorata



sabato 5 ottobre 2013

Ottobre Mese del Santo Rosario

Il Rosario ha quasi mille anni di storia. La tradizione, fino a qualche tempo fa, ne attribuiva la nascita a San Domenico. Oggi non c’è più tale certezza, anche se resta storicamente testimoniato che i domenicani ne sono stati i maggiori zelatori e promotori. È nel secolo XII che se ne intravede l’embrione, nel suggerimento dato ai monaci illetterati di sostituire la recita dei 150 Salmi con altrettanti Pater o Ave. Tra le preghiere ripetute, prevalse, diviso in tre cinquantine, il Rosario dell’Ave Maria (detto così perché all’inizio non c’era la seconda parte, quella che inizia con Santa Maria). nel secolo XIV il certosino Enrico di Kalcar propose la suddivisione in 15 decine, inserendo tra l’una e l’altra il Pater. Più tardi, nel 1613, l’inserimento del Gloria avrebbe completato l’opera. Intanto, alla contemplazione insita nelle preghiere vocali, si aggiunge quella meditativa, poggiata sull’evocazione di momenti della vita di Cristo. È merito di un certosino di Colonia, Domenico di Prussia, aver proposto l’aggiunta, all’Ave Maria, di una clausola cristologica. Le clausole variavano ad ogni Ave Maria. Questo “Rosario nuovo” si diffuse grazie alle confraternite del Rosario promosse dal domenicano Alano de la Roche che, nel 1400, distinse le tre cinquantine in rapporto a tre cicli meditativi incentrati sull’Incarnazione, la Passione e la Gloria di Cristo e di Maria. È in quest’epoca il salterio mariano comincerà a chiamarsi “Rosario della Beata Vergine Maria”. Era venuta così alla luce la figura attuale del Rosario che, il Papa San Pio V, con la bolla Consueverunt romani Pontifices del 1569, stabilì in forma ormai definitiva.

I Romani Pontefici nel corso dei secoli hanno tenuto il Rosario in gran conto, raccomandandolo costantemente all’attenzione e alla pratica del popolo cristiano.
Il primo documento che riguarda la pia pratica del Rosario risale al 1478: è la bolla Pastor aeterni promulgata da Papa Sisto IV (1471-1484) e destinata alla Confraternita del Salterio in Colonia (Germania). Il Pontefice testimonia che la pratica chiamata Rosarium Beatae Virginis Mariae, è composta da 150 Ave Maria e da 15 Pater noster; la fedeltà a tale pratica è premiata col dono dell’indulgenza.
Papa Innocenzo VIII (1484-1492) concesse delle indulgenze a tutti coloro che avessero aggiunto il nome di Gesù alla Salutazione angelica. Infine Alessandro VI (1492-1503), Leone X (1513-1521), Adriano VI (1522-1523) e Clemente VII (1523-1534), con rispettivi interventi hanno confermato sia le confraternite del Rosario, sia la pia pratica, premiando i fedeli dediti a tale devozione con nuove indulgenze. Ricordiamo anche Papa Gregorio XIII (1572-1585) che, nel 1573, istituì la festa solenne del Rosario alla prima domenica di ottobre, inserendola nel Calendario romano generale con la bolla Monet apostolus. Pio IX (1846-1878), il Papa dell’Immacolata, invitò la Chiesa alla recita del Rosario per il buon esito del Concilio Vaticano I con la lettera Egregiis suis del 3 dicembre 1869.
La stagione aurea è quella che comincia con Leone XIII, detto il “Papa del Rosario”, per i numerosi documenti che dedicò a questa preghiera. Fu, la sua, una sorta di “politica del Rosario”, con esso si assicurava un “esercito di contemplativi” grande quanto tutto il popolo cristiano, unendolo in una supplica corale di fronte ai mali della società, come egli stesso indicò nell’Enciclica Supremi Apostolatus Officio del 1° settembre 1883. Fu in risposta a questo appello che il beato Bartolo Longo formulò la celebre Supplica. Anche i successivi Pontefici hanno incoraggiato il Rosario, e quasi tutti ne hanno fatto oggetto di significativi interventi.
Benedetto XV, il Papa che per primo recitò la Supplica in Vaticano, nel documento dedicato al VII centenario della morte di san Domenico Guzman, presenta il Rosario quale rimedio e conforto nei duri momenti della prova, essendo una prece “meravigliosamente idonea a nutrire e a far sorgere in tutte le anime la carità e le virtù”. Per lui è un pio esercizio da rendere abituale ovunque, e che raccomanda caldamente, specialmente in quest’epoca così perturbata.

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