Maria fugge in Egitto con Gesù e Giuseppe
I Magi erano appena partiti da Betlemme, quando un angelo del Signore apparve in sogno a
Giuseppe e gli disse: alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta
là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo (Mt 2, 13). In
un istante la gioia della Madonna per la visita di quei personaggi, che avevano riconosciuto
in suo Figlio il Messia, si mutò in dolore e angoscia. Era ben nota la crudeltà del vecchio re
di Palestina, sempre timoroso che qualcuno gli portasse via il trono; per questo aveva fatto
uccidere diversi suoi figli e altre persone che potevano fargli ombra, come risulta da varie
fonti storiche. Il pericolo, dunque, era grande; ma Dio aveva progetti di salvezza che non
potevano non compiersi per l’ambizione e l’iniquità di un tiranno. Tuttavia il Signore non
opera miracoli clamorosi: si affida alla risposta delle sue creature fedeli. Perciò i Magi,
avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro
paese (Mt 2, 12).
Aiutaci, Signore Dio nostro, a confidare in te, come la Vergine Maria, anche quando la cattiveria altrui sembra spegnere in noi ogni desiderio di bene. Anche Giuseppe si comportò con straordinaria docilità. Appena ricevette l’avvertimento
divino, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto (Mt 2,
14). Cominciava la prima delle persecuzioni che Gesù avrebbe subito sulla terra.
Per intercessione della Vergine Maria e sull’esempio di San Giuseppe rendici o Signore docili alla tua volontà anche quando questa ci chiede di rivedere i nostri progetti.
La tradizione immagina – ed è logico che così fosse – che Maria, con il Bambino fra le
braccia, cavalcasse un asino, tenuto per la cavezza da Giuseppe. Ma la fantasia degli scritti
apocrifi ha fatto fiorire numerose leggende su questo episodio. La verità è che si trattò di una fuga in piena regola, durante la quale alle sofferenze fisiche si univa il timore di essere raggiunti da
un momento all’altro da qualche plotone di soldati. Soltanto quando arrivarono alla frontiera della Palestina con l’Egitto, si sentirono più tranquilli.
Frattanto nel piccolo villaggio di Betlemme si consumava il massacro di un gruppo di
bambini al di sotto dei due anni, strappati dalle braccia delle madri. Allora si adempì –
annota san Matteo – quel che era stato detto per mezzo del profeta Geremia: “Un grido è
stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande; Rachele piange i suoi figli e non vuole
essere consolata, perché non sono più” (Mt 2, 18).
“Lungi, lungi da noi- scrive S.Agostino- pensare che, venendo a liberare gli uomini, Cristo non si sia preoccupato di ricompensare quelli che sarebbero morti per Lui, che, appeso alla Croce, pregò anche per i suoi uccisori”.
Secondo i calcoli più comuni, stettero in Egitto almeno un anno, fino a quando di nuovo un
angelo annunciò a Giuseppe che poteva ritornare in Palestina.
Furono mesi di lavoro nascosto e di sofferenza silenziosa, con la nostalgia della casa
abbandonata, ma nello stesso tempo con la gioia di veder crescere Gesù sano e forte, lontano
dal pericolo in agguato. Attorno a loro potevano notare molta idolatria, però Maria sapeva che anche per quella gente Cristo era venuto nel mondo, anch’essi destinatari della Redenzione.
E
la Madonna li abbracciava nel suo cuore materno.
Vergine Santa ti preghiamo, aiutaci ad avere un cuore grande e generoso come il tuo, capace di accogliere e amare i nostri fratelli, Amen.
Meditazione di Don Gianni Massaro Vicario Generale